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Le elezioni europee in Polonia e in Repubblica ceca di Simona Guerra (Università di Nottingham) Introduzione
Le precedenti elezioni europee del 2004 hanno registrato una bassa affluenza record nei nuovi Stati membri dell’Europa centro-orientale e delineato una spaccatura profonda con i Paesi dell’Europa occidentale. Il 55.63 per cento dei cittadini ha votato nei ‘vecchi’ Paesi membri, più Malta e Cipro, e solo il 31.19 per cento ha votato nei Paesi dell’Europa centro-orientale (PECO). Quando Bulgaria e Romania hanno aderito all’Unione europea ed hanno votato tra il maggio e novembre 2007, l’affluenza non è cambiata: il 28.6 per cento ha votato in Bulgaria e il 24.96 per cento in Romania. Polonia e Repubblica ceca hanno registrato due delle affluenze più scarse nel 2004 con il 20.87 e 28.32 per cento. Lo stesso scenario si è ripetuto nel giugno 2009. Anche se fra i PECO è stata registrata una affluenza media più alta, la media generale è risultata più bassa per la scarsissima affluenza alle urne in Lituania (20.92 per cento), mantenendo così quasi immutata la distanza fra nuovi (più Malta e Cipro) e vecchi Paesi membri, con il 54.01 per cento e il 22.93 per cento. Questa analisi presenta il contesto, la campagna elettorale e i risultati delle elezioni europee in Polonia e Repubblica ceca. In particolare, sottolinea le ragioni per cui le elezioni europee in Europea centro-orientale possono essere definite elezioni di secondo ordine, come per i ‘vecchi’ Paesi membri, ma con ancora alcune differenze. L’analisi segue, quindi, le tre caratteristiche delle elezioni di secondo ordine e spiega le ragioni per cui alcune di queste possono essere valide. Se negli Stati membri dell’Unione le elezioni europee vengono definite di secondo ordine con (i) una affluenza più bassa; (ii) un calo nei voti per il partito al governo; (iii) e un maggior numero di consensi per i partiti minori1, nel 2004 i giudizi sono stati piuttosto unanimi nel non classificarle come tali nel caso dei Paesi comunisti.2 Sia in Polonia, sia nella Repubblica ceca, comunque, alcune di queste caratteristiche sono state presenti nel 2004, come nel 2009. La politica interna, come nelle elezioni nei vecchi Stati membri appare, infatti, piu’ rilevante, con commenti come ‘nei confronti dell’Europa non è stata rivolta nessuna attenzione’, riguardo alle elezioni ceche del 2009’3. Anche in Polonia, nel 2004, la situazione politica interna ha prevalso. Solo dopo un mese dall’ingresso nell’Unione europea, il partito al governo, l’Alleanza Democratica di Sinistra (Sojusz Lewicy Demokratycznej: SLD), in forte calo fra i sostenitori, ha visto le dimissioni del Primo Ministro, Leszek Miller. Fattori come l’alternanza al governo fra Miller e il successore, Marek Belka, alla guida di un governo di minoranza, la festivitá religiosa del Corpus Christi, il giorno precedente, con molti lontano da casa e dal proprio seggio elettorale, e la scarsa informazione riguardo a queste elezioni europee, avendo giá votato per il referendum per l’ingresso nell’Unione, solo un anno prima, sono alcuni dei fattori che vengono presentati per spiegare un così basso interesse nei confronti delle europee, e la cocente sconfitta del partito al governo, che da allora siede all’opposizione, lontano dalle percentuali degli anni Novanta e del 2001. Polonia e Repubblica ceca (all’epoca ancora Cecoslovacchia) sono state, con l’Ungheria, i primi due Paesi a firmare gli accordi di associazione con l’Unione europea nel 1991 e i primi dove questi sono stati ratificati ed entrati in vigore, nel 1994. Sebbene l’opinione pubblica non abbia sostenuto il processo di integrazione europea in modo simile, con la Repubblica ceca più scettica e la Polonia tra i Paesi più euroentusiasti (almeno fino al crollo dei consensi tra il 1999 e il 2001), il referendum 1 C. Van der Eijk and M. N. Franklin (eds) (1996) Choosing Europe? The European electorate and national politics in the face of union, Ann Arbor: University of Michigan Press. 2 H. Schmitt (2005) ‘The European Parliament Elections of June 2004: Still Second-Order?’, West European Politics, Vol. 28, No. 3, pp. 650-679 e J. R. Koepke and N. Ringe (2006) ‘The Second-order Election Model in an Enlarged Europe’, European Union Politics, Vol. 7, No. 3, pp. 321-346. 3 V. Hlouek, P. Kaniok (2009) ‘The 2009 European Parliament Election in the Czech Republic, June 5-6 2009’, European Parliament Election Briefing No. 29, EPERN, Falmer, Brighton, University of Sussex, <http://www.sussex.ac.uk/sei/documents/no_29_epernep2009czechrep.pdf>
per l’ingresso nell’Unione europea ha visto tre quarti degli elettori favorevoli in ambedue i Paesi – 77.45 per cento sul 58.58 per cento dei votanti in Polonia e 77.33 per cento sul 55 per cento dei votanti in Repubblica ceca. Ancora una volta con simili percentuali nell’affluenza alle urne per le europee del 2004, nei primi anni da Stato membro si sono nuovamente distinti in euroentusiasti (Polonia) ed euro-oggettivi, più che euroscettici (Repubblica ceca). Dopo tre anni dall’ingresso, nella primavera del 2007 (EB 67), il 67 per cento dei polacchi riteneva che l’appartenenza nell’Unione europea fosse un bene per il Paese, mentre solo il 46 per cento esprimeva lo stesso giudizio nella Repubblica ceca. Sebbene le percentuali si siano abbassate nella primavera del 2009 (EB 71), sia in Polonia (60 per cento), sia nella Repubblica ceca (42 per cento), i cittadini polacchi appaiono ancora fra gli euroentusiasti e i cechi fra i neutri, senza punte di entusiasmo. Le elezioni europee del 2009
Le elezioni europee del 2009 hanno visto nuovamente una scarsa affluenza alle urne: a livello nazionale, la più bassa nella Repubblica ceca (28.32 per cento, -0.10 per cento rispetto al 2004) e la seconda più bassa, proprio dopo le elezioni europee del 2004, (24.5 per cento, +3.63 per cento) in Polonia. Se, come Wessels (2007)4 ha sottolineato nel caso delle europee del 2004, la scarsa affluenza è dovuta ad una semplice equazione, informazione e identità europea, anche nel 2009 i cittadini polacchi e cechi non sembrano aver raccolto maggiori informazioni e essersi sentiti più europei. Inoltre, visti i dati sul significato dell’appartenenza all’Unione, il loro diverso atteggiamento nei confronti del processo di integrazione europea non sembra creare grandi differenze nell’affluenza alle urne. Comunque, nel 2007 è proprio nella Repubblica ceca che si registra la percentuale più alta (80 per cento, mentre la media fra i Paesi dell’Ue si ferma al 67 per cento) di cittadini che ritengono che ‘paragonando l’Europa agli altri continenti, è facile vedere cosa accomuna gli europei’ (EB 67.1). Nonostante questo, fra i significati di Europa, più che nei valori, sia i cittadini cechi, sia i polacchi, guardano ai vantaggi, e ritengono che l’Unione europea significhi soprattutto ‘libertà di viaggiare, studiare e lavorare ovunque nell’Unione’. Soprattutto, la Repubblica ceca si contraddistingue nell’affermare oltre la media europea che Unione europea significa soprattutto ‘burocrazia’ (27 per cento, +6 per cento rispetto alla media). Al contrario i cittadini polacchi, come durante il processo di integrazione, guardando alla membership in prospettiva futura, affermano che, oltre alla libertà di viaggiare, l’Unione europea è, in particolare, ‘avere più voce nel mondo’. La posizione della Polonia nell’Unione europea e, geostrategicamente, nel contesto internazionale, è sempre stato un fattore fondamentale nel processo di avvicinamemto all’ingresso e lo è anche nella politica interna, dove un atteggiamento entusiasta nei confronti dell’Unione deve essere sempre rispettoso della posizione del Paese all’interno delle relazioni europee e internazionali, in quanto attore di prima piano. Fondamentale nel caso di partiti più euroscettici, come Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwo: PiS) dei gemelli Lech, attuale Presidente polacco, almeno fino al 2010, e Jarosaw Kaczyski, Primo Ministro dal luglio 2006 al novembre 2007, ma anche per i partiti più apertamente europeisti come Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska: PO), che guida attualmente il Paese con Donald Tusk. Come prima dell’ingresso, la Polonia si contraddistingue per gli alti livelli di entusiasmo nei confronti dell’Unione, mentre la Repubblica ceca ha un atteggiamento che valuta in modo oggettivo l’Unione misurandone pregi e difetti.
4 B. Wessels (2007) ‘Mobilization and Attitudes Equals: Turnout – A Simple Equation?’, online <http://www.mzes.uni-mannheim.de/projekte/typo3/site/fileadmin/BookSeries/Volume_One/Ch07_chapter_final.pdf> in Michael Marsh, Slava Mikhaylov and Hermann Schmitt European Elections after Eastern Enlargement, CONNEX Report Series No. 1, Mannheim: MZES Mannheim Centre for European Social Research, University of Mannheim <http://www.mzes.uni-mannheim.de/projekte/typo3/site/index.php?id=596>.
Tuttavia, in entrambi i casi, il primo dei fattori che contraddistingue le elezioni di secondo ordine è risultato valido nel 2009, come nel 2004. In tutti i Paesi post-comunisti l‘affluenza media alle elezioni politiche è molto bassa: in una analisi comparata dalle elezioni del 1993-4 al 2006 la media registrata è stata del 64.9 per cento (mentre nei 15 Pesi dell’Unione europea, senza i PECO e Malta e Cipro, la percentuale sale al 76.5 per cento)5. Inoltre, la Polonia si contraddistingue come il Paese con le percentuali più basse dalle prime elezioni libere (del 1989), mentre i cittadini guardano ai partiti politici come un ‘male necessario’6. Anche nella Repubblica ceca, se l’affluenza alle urne ha raggiunto il 64.47 per cento per le elezioni politiche del 2006, le percentuali per le politiche con il voto al Senato e nelle regionali si abbassano notevolmente, con punte minime come il 39.52 per cento per il voto al Senato nel 2008, e il 29.62 per cento per le regionali del 2004. Le percentuali alle elezioni europee sono molto più basse se paragonate agli altri Stati membri dell’Unione, ma non rispetto alla media a livello nazionale, in tutti i PECO.
Tabella 1. ‘Eurogaps’: Affluenza alle elezioni nazionali, europee, e al referendum per l’ingresso nella UE nei PECO7 Paese A. Rep. ceca -2.69 -29.58 -26.89 -0.1
Ungheria 73.51 67.83 45.62 38.5 36.29 -27.89
Polonia 46.2 12.65 -25.33 -37.98 3.66
Romania 56.5 NA NA 29.47 27.4 NA NA NA NA -2.07 Legenda: A = Elezioni politiche prima delle europee del 2004; B = Elezioni politiche dopo le europee del 2004; C = Referendum per l’ingresso nell’Ue (2003); D = Elezioni europee del 2004 (2007 per Bulgaria e Romania); E = Elezioni europee del 2009. In grassetto Repubblica ceca e Polonia. Guardando in dettaglio la tabella 1 e confrontando le percentuali alle elezioni nazionali ed europee si può notare una sostanziale differenza con i Paesi dell’Europa occidentale. La scarsa affluenza può essere spiegata con una forma di disaffezione nei confronti della politica in parte dovuta al passato comunista, in parte agli scandali che si sono accumulati durante il processo di democratizzazione. Nella Repubblica ceca i cittadini percepivano la politica come qualcosa di ‘sporco’ o ‘cattivo’8, mentre in Polonia due casi, il ‘Caso Rywin’ e il ‘Caso PKN Orlen’ hanno segnato gli anni tra il 2002 e il 2005. Nel primo Lew Rywin, produttore, ha cercato uno scambio di favori con Adam Michnik, convinto attivista anti-comunista sotto il regime autoritario (e per questo imprigionato), editore oggi di uno dei più venduti giornali polacchi, Gazeta Wyborcza, con il coinvolgimento di alcuni politici dell’Alleanza Democratica di Sinistra. Il partito ha poi subito ulteriori accuse nel 2005, nel secondo caso, quando anche il Presidente, Aleksander Kwanieski (SLD) è stato chiamato a testimoniare davanti alla commissione investigativa sulla privatizzazione della più grande
5 S. Jungerstam-Mulders (ed.) (2006) Post-Communist EU Member States, Parties and Party Systems, Aldershot: Ashgate, pp. 14-16. 6 S. Guerra and M. Bil (2009) ‘Election or Referendum?: The 2007 Polish Parliamentary Election’, Representation, Vol. 45, No.1, pp. 75-85, citazione da A. Szczerbiak (2006) ‘Power without Love? Patterns of Party Politics in Post-1989 Poland’ in S. S. Jungerstam-Mulders (ed.), ibidem, p. 119. 7 I dati sono stati raccolti dalle seguenti fonti: <http://www.europarl.europa.eu/elections2004/ep-electionssites/results1306/turnout_ep/index.html>, <http://www.sussex.ac.uk/sei/1-4-2-2.html> e <http://www.sussex.ac.uk/sei/1-4-2-9.html>, e i dati ufficiali dai siti dei ministeri degli esteri. 8 Z. Mansfeldova (2006) ‘The Czech Republic. Critical democrats and the persistence of democrativ values’, in H. –D. Klingemann, D. Fuchs and J. Zielonka (eds) Democracy and Political Culture in Eastern Europe, London: Routledge Research in Comparative Politics, pp. 101-118.
compagnia petrolifera del Paese, PKN Orlen. Nonostante le promesse, infatti, il Presidente non si è mai presentato, e le accuse sono poi scivolate anche nei confronti della moglie, Jolanta, per possibili fondi illeciti alla sua organizzazione benefica, Comunicazione senza barriere. Il livello di sfiducia nei confronti dei partiti politici può essere una delle ragioni per la bassa affluenza alle urne. Certamente, se paragoniamo l’affluenza nel caso delle europee e del referendum per l’ingresso, possiamo, però anche notare come le elezioni europee non richiamino in modo particolare i cittadini dell’Europa centro-orientale. Occorre ricordare che il referendum ha assunto un diverso significato ed è stato sostenuto da molteplici fonti di informazione, sia ufficiali, sia da parte dei media. Questo ha certamente avuto un riscontro fra i cittadini. Dopo il referendum e l’ingresso nella Ue, l’informazione stessa, infatti, è stata trovata incapace di fornire una adeguata guida nei confronti delle questioni europee, che vengono spesso definite troppo tecniche o noiose da parte degli editori dei giornali.9 Quindi, anche se i valori nella affluenza alle urne tra i PECO e gli ‘altri’ Paesi Ue appaiono distanti, letti nel contesto di questi Paesi essi assumono la caratteristica già notata per gli altri Stati membri, riflettendo la prima delle caratteristiche di secondo ordine: l’affluenza alle urne nel caso delle elezioni europee è più bassa nei confronti delle elezioni politiche nazionali. Guardando al contesto elettorale delle elezioni nella Repubblica ceca e in Polonia, l’analisi suggerisce che anche la seconda caratteristica può risultare valida, seppure non pienamente soddisfatta. Nella Repubblica ceca la coalizione al governo, e soprattutto il partito alla guida del governo, il Partito Democratico Civico (Obanská demokratická strana: ODS), ha vissuto una incredibile debacle tra il 2008 e il 2009. La nomina del Presidente ceco, che viene votato da entrambe le camere in assemble congiunta, si è dovuta tenere per due volte, con la riconferma del Presidente Vaclav Klaus, mentre il destino del partito e di Mirek Topolánek volgevano verso esiti negativi. Nell’ottobre 2008 alle elezioni regionali e del Senato gli elettori hanno premiato l’opposizione del partito Social Democratico (eská strana sociáln demokratická: SSD). La polarizzazione della campagna elettorale, in questa occasione incentrata, come è naturale, su questioni di politica interna e sulla contrapposizione tra il Partito Democratico Civico e i Social Democratici ha schiacciato i partiti minori e si è trascinata fino alla campagna elettorale per le europee. L’occasione di elezioni politiche interne anticipate ha offerto ai Social Democratici l’occasione di condurre una continua campagna su problemi di politica interna. Durante la campagna, il Partito Democratico Civico ha annunciato l’affiliazione ad un nuovo gruppo politico, l’Europa della Libertà e della Democrazia, con David Cameron, il leader del Partito Conservatore britannico, che è stato in visita a Praga a sostenere l’alleato - mentre l’ex-cancelliere tedesco Gerhard Schröder ha sostenuto i Social Democratici. I partiti minori, nella coalizione del governo Topolánek, quali l’Unione Cristiano-Democratica (K es
anská a demokratická unie – eskoslovenská strana lidová: KDU–SL) e il partito dei Verdi, rinnovatosi nel Partito Democratico dei Verdi (distintosi nelle elezioni del 2004 per aver ottenuto il 3.16 per cento nonostante una campagna dai toni molto bassi dovuta alla scarsa disponibilità di fondi) non hanno avuto molto spazio. Il Partito Comunista (di Boemia and Moravia, Komunistická strana ech a Moravy: KSM), la terza forza nel Paese, ha condotto una campagna simile ai Social Democratici. Incentrati sulle questioni interne, hanno semplicemente offerto la proposta comunista ai problemi che affliggevano il Paese, soprattutto quelli di natura economica.
9 B. Szlanko (2008) ‘Will the real pro-Europeans stand up, please?’, Transition online, <http://www.tol.cz/look/TOL/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=257&NrSection=2&NrArticle=19395&search=search&SearchKeywords=The+New+EU&SearchMode=on&SearchLevel=0>,
Tabella 2. Le elezioni europee del 2009 nella Repubblica ceca (comparate) Partito Europee
Fonte: Ufficio statistico ceco, www.volby.cz. Il partito dei verdi ha guadagnato il 3.16 per cento alle europee del 2004 e il 6.29 per cento alle politiche del 2006 , guadagnando 6 seggi. Il risultato della campagna, completamente incentrata sulla politica interna, è stato un risultato che, di conseguenza, riflette la situazione interna. Tuttavia, la seconda caratteristica non è pienamente soddisfatta. Ambedue i partiti maggiori hanno perso rispetto alle politiche del 2006. Se il Partito Comunista ha guadagnato rispetto alle politiche, ha, comunque, perso nei confronti del voto europeo del 2004. I partiti minori non ne sono risultati così avvantaggiati (terza caratteristica del voto di secondo ordine). La spaccatura interna al rinnovato partito dei verdi ne ha causato la sconfitta, dopo il ‘quasi’ successo del 2004. Ne risulta un sistema partitico che favorisce i due partiti maggiori e dove i partiti minori hanno una forte base social-democratica10. La valenza europea del voto è praticamente inesistente e questo risulta quasi inaspettato se pensiamo che la Repubblica ceca all’epoca guidava la presidenza di turno dell’Unione europea. Questo, però, non deve portarci all’errata conclusione che i cittadini cechi siano euroscettici. Semplicemente hanno votato, anche a livello europeo, seguendo la politica interna, in un momento in cui i partiti hanno condotto una campagna rivolta alle prossime elezioni politiche. Inoltre, il Partito Democratico Civico è molto diviso sulle questioni europee e la situazione europea rimane sempre molto a margine delle campagne elettorali o nei confronti di quelle questioni che sono di fondamentale importanza per il voto. Per questa ragione anche la seconda caratteristica del voto di secondo-ordine rimane valida nel contesto del voto, ma non nel voto che ‘punisce il partito al governo’ (i voti sono diminuiti per ambedue i partiti maggiori), almeno nel caso ceco. Rimane parzialmente valida anche per il caso polacco. Le elezioni a livello europeo hanno punito il partito al governo, e premiato l’opposizione nel 2004, ma hanno premiato il partito al governo nelle elezioni del 2009. Anche se il partito al governo dovrebbe essere punito, il ciclo elettorale assume una importanza decisiva, come Reif indica nel caso tedesco11. Il ciclo elettorale può decidere il
10 V. Hlouek, P. Kaniok (2009), op. cit. 11 K. Reif (1984) ‘National Electoral Cycles and European Electioùns 1979 and 1984’, Electoral Studies, Vol. 3, No. 3, pp. 244-55.
voto, che può premiare il governo, se i cittadini e il partito sono ancora in quella che viene definita la ‘luna di miele’12. Le elezioni politiche polacche si sono tenute nell’ottobre 2007. Il risultato ha lasciato la Polonia fra i due maggiori partiti di destra, Diritto e Giustizia, economicamente definita sociale, e Piattaforma Civica, più liberale, in economia, ma anche nella dimensione culturale e dei valori. Come per le elezioni politiche, le europee hanno confermato le posizioni dei due partiti maggiori, con Diritto e Giustizia che perde un po’ nei confronti della sinistra, il terzo partito, con l’Alleanza Democratica di Sinistra, che non riesce comunque a sfidare, almeno fino ad oggi, l’egemonia della destra polacca. Il dibattito elettorale, in questo caso, non è rimasto alieno alla questione europea. Donald Tusk ha più volte sottolineato la possibilità che Jerzy Buzek13 potesse diventare, come poi è accaduto il 14 luglio 2009, Presidente del Parlamento europeo. Se i cittadini polacchi avessero votato in grande maggioranza Piattaforma Civica, questa poteva avere un gran numero di eurodeputati all’interno del gruppo Popolare europeo, grazie al peso della Polonia all’interno delle politiche dell’Unione e avere più probabilità di successo nel far eleggere il proprio candidato, Buzek. I cittadini lo hanno probabilmente ascoltato, come hanno certamente premiato il suo stile di governo, e Piattaforma Civica è riuscita sia a guadagnare consensi ed eurodeputati, sia nell’impresa di far eleggere il primo Presidente del Parlamento europeo dell’area post-comunista. La situazione economica che la Polonia è riuscita a mantenere (nonostante le percezioni negative dei cittadini proprio al momento delle elezioni), una delle sole tre economie nella Ue che non ha visto la crisi è certamente una delle ragioni del successo di questo partito. Anche se la ‘luna di miele’ tra il partito e gli elettori al momento delle elezioni europee si puo’ ritenere conclusa e, nonostante l’economia abbia iniziato a soffrire proprio nel giugno 2009, il voto polacco ha punito i partiti minori e le percentuali, di conseguenza, si sono divise fra i partiti maggiori, e pochi altri (vedi tabella 3). Dall’altra parte, Diritto e Giustizia ancora una volta ha condotto una campagna contro il nemico, Piattaforma Civica, e ha usato la sua ‘germanofobia’ per attaccare l’alleanza del primo Ministro, Donald Tusk, con il partito dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Christlich Demokratische Union Deutschlands: CDU). La situazione si è ulteriormente aggravata a seguito di una dichiarazione del partito Cristiano-Democratico tedesco sulle popolazioni tedesche e la loro espulsione dopo la Seconda guerra mondiale. Questo ha riportato alla forte polemica che Diritto e Giustizia ha più volte usato nelle campagne elettorali o nelle sue argomentazioni euroscettiche, riferendosi alla questione come se queste popolazioni tedesche potessero un giorno richiedere la terra ceduta alla Polonia. Se fino a quel momento la linea strategica era stata quella di abbassare i toni in generale, e in particolare sulla questione tedesca, alla fine anche Piattaforma Civica ha strategicamente usato toni polemici. Ha, infatti, rilanciato alle accuse di Diritto e Giustizia puntando il dito alla loro alleanza con i Conservatori inglesi e il loro nuovo gruppo al Parlamento europeo, sostenitore di una riduzione degli aiuti agricoli. Se i britannici cercavano di proteggere la loro politica interna, questo certo non giovava alla Polonia, fruitrice di molti dei sostegni europei. L’alleanza, quindi, poteva gettare i gemelli Kaczyski sotto una cattiva luce anche fra i loro elettori, essendo questi, di solito, fra le popolazioni rurali e più anziane14, sensibili alla questione degli aiuti europei. Gli euroscettici del partito ultra-conservatore polacco della Lega delle Famiglie Polacche (Liga Polskich Rodzin: LPR), usciti sconfitti e senza guadagnare un deputato dalle elezioni politiche del
12 C. Van der Eijk and M. N. Franklin (eds) (1996), op. cit. 13 Negli anni Ottanta Jerzy Buzek è stato un membro attivo all’interno del movimento Solidarno. Alla caduta del regime comunista, Buzek si è poi successivamente unito al partito politico Azione Elettorale Solidarno (Akcja Wyborcza Solidarno: AWS), diventando Primo Ministro (1997-2001) e guidando la Polonia verso il cammino europeo. Durante il suo governo, infatti, la Polonia ha aperto i negoziati europei con l’Unione e il suo governo ha intrapreso importanti riforme a livello amministrativo, scolastico e di natura sociale, come nel sistema pensionistico. Gli alti costi sociali sono stati una delle ragioni che hanno portato il governo alla sconfitta alle successive elezioni politiche. Il partito, che riuniva le più diverse anime della destra si è sciolto. Tra i suoi membri vi erano i gemelli Kaczyski e il futuro Primo Ministro Donald Tusk, che si sono presentati con i loro nuovi partiti. 14 S. Guerra and M. Bil (2009), op. cit.
2007, come i populisti di sinistra di Andrzej Lepper e l’Autodifesa Polacca (Samoobrona Rzeczpospolitej Polskiej: SRP), hanno riempito le file, senza successo, del gruppo trans-nazionale Libertas, fondato dal multimilionario Declan Ganley, uno dei promotori della campagna del ‘No’ nel primo referendum sul Trattato di Lisbona in Irlanda. Nonostante il loro fermo euroscetticismo, il no al Trattato e all’adozione dell’Euro in prospettiva futura, la Polonia non appare tuttavia più disponibile a seguire l’onda euroscettica, e non hanno guadagnato nessun eurodeputato per il Parlamento europeo. I cittadini polacchi credono saldamente che l’Unione europea abbia portato dei vantaggi ai cittadini e al Paese, e, al momento, la questione europea può avere un impatto nel voto dei cittadini solo se usata in prospettive positive. Infine, una importante caratteristica della campagna elettorale europea in Polonia nel 2009 si riscontra nel tentativo dei partiti maggiori di ottimizzare i costi, utilizzando nomi importanti nella politica polacca come candidati di rilievo. Danuta Hübner, ex-commissionaria europea alle politiche regionali, e figura associata all’Alleanza dei Democratici di Sinistra, è stata un candidato vincente di Piattaforma Civica. Diritto e Giustizia ha candidato con successo Marian Krzalewski, un ex leader del sindacato Solidarno.
Tabella 3. Le elezioni europee del 2009 in Polonia (comparate) Partito Europee
Fonte: Commissione elettorale polacca, www.pkw.org.pl. Legenda: L’Alleanza dei Democratici di Sinistra ha corso le politica come ‘Democratici di sinistra’ in coalizione i Democratici e la Social-Democrazia polacca. Nelle europee del 2004 e 2009 con l’Unione laburista. Sotto Libertas nel 2004 sono stati usati i dati della Lega delle Famiglie Polacche. Nelle europee del 2004 l’Autodifesa della Repubblica polacca (Samoobrona) ha guadagnato 6 eurodeputati e il 10.78 per cento dei voti
Il risultato polacco ha davvero poche sorprese ed è in linea con i risultati elettorali del 2007, dove i partiti piccoli sono rimasti fuori dal Parlamento polacco (Sejm) e, in questa occasione, dal Parlamento europeo, riflettendo la politica interna polacca a partire dal 2005. Il voto si divide tra i due partiti maggiori, Piattaforma Civica e Diritto e Giustizia. La sinistra pare incapace di riuscire a risollevarsi dalla crisi post-elettorale del 2001 e di trovare un leader vincente. Se nel 2004 i partiti all’opposizione, e in particolare, la Lega delle Famiglie Polacche e Autodifesa sono riusciti a guadagnare 10 e 6 eurodeputati, questa volta i partiti minori sono rimasti a mani vuote. Nel 2004 il successo degli ultra-conservatori della Lega e dei populisti di sinistra di Andrzej Lepper hanno portato molti a commentare un nuovo euroscetticismo polacco. Questo voto, come il voto alle politiche del 2007, dimostra, al contrario che non vi è alcun atteggiamento euroscettico in Polonia, se non nel suo Presidente, Lech Kaczyski, il quale ha, comunque, ratificato con la sua firma il Trattato di Lisbona il 10 ottobre 2009. Il voto del 2004 rifletteva certamente la caratteristica delle elezioni di secondo ordine, con un incremento dei voti nei piccoli partiti di protesta. Non è accaduto nel 2009. La campagna e il voto riflettono la posizione dei cittadini per l’Europa. Se, infatti, per i cittadini l’Ue significa anche ‘una voce forte in Europa’, i candidati polacchi unanimamente asseriscono di sedere al Parlamento europeo per difendere i valori polacchi. Secondo i dati CBOS (Centrum Badania Opinii Spoecznej, Centro Ricerca sull’Opinione Pubblica) l’interesse nei confronti delle elezioni europee e il sostegno nei confronti del processo di integrazione è legato ad una più alta affluenza; così come prima delle elezioni nel giugno 2009 è fra gli oppositori del processo di integrazione europea che si trovano coloro che esprimono che non andranno a votare (40 per cento).15 La seconda caratteristica delle elezioni di secondo-ordine può, quindi, non essere considerata pienamente soddisfatta, dato che il partito al governo (Piattaforma Civica) ne è uscito vincitore. Al contrario, però, questa analisi, punta al ciclo elettorale, così come illustrato nella letteratura sulle elezioni al Parlamento e i referendum europei. Chiaramente i cittadini polacchi hanno numericamente ‘premiato’ il governo di Donald Tusk. Anche se Szczerbiak16 invita alla cautela, sottolineando come il voto polacco non rifletta l’entusiasmo per Piattaforma Civica, questa analisi punta al consenso intorno al suo leader e Primo Ministro, Donald Tusk e al fatto che, sebbene il voto polacco sia generalmente slegato alla questione europea, Piattaforma Civica è, insieme alla sinistra dei Social-Democratici, il partito che sostiene il processo di integrazione. Tuttavia, è importante segnalare come le elezioni polacche del 2004 sono state certamente più di secondo ordine rispetto al 2009, soprattutto rispetto alla terza condizione. Conclusioni
Certamente sia le elezioni europee nella Repubblica ceca sia in Polonia non hanno visto un grande dibattito intorno all’Europa. Al contrario, la situazione politica interna nella Repubblica ceca ha completamente tagliato il discorso europeo. Quando questo è stato usato, è stato fatto riducendo il dibattito ad una leggera critica nei confronti dell’attuale traiettoria della politica dell’Unione. Non si deve infatti dimenticare che ora che l’Irlanda ha visto l’affermazione del ‘sì’ nel referendum sul Trattato di Lisbona e Lech Kaczyski ha firmato il Trattato, è la Repubblica ceca, il partner ‘scomodo’ nell’Unione europea. Vaclav Klaus ha più volte affermato la sua reticenza e l’opinione pubblica ceca non è così euroentusiasta (come nel caso polacco) da poter giocare una forte pressione sulle sue posizioni nei confronti del Trattato. In Polonia, infatti, anche quando i partiti euroscettici hanno notevolmente guadagnato nelle europee del 2004 e nelle politiche del 2005, l’opinione pubblica è riuscita a giocare un ruolo di rilievo nella posizione che i partiti potevano assumere nei confronti dell’Europa. Se questi volevano mantenere le loro posizioni, dovevano anche ‘addolcire’ il loro euroscetticismo. Certamente, anche questioni di natura interna si sono rivelati fondamentali, ma l’atteggiamento euroscettico non è certamente vincente nella situazione politica polacca attuale. Certamente c’è e c’è stata più Europa nel caso polacco. Il fattore europeo è stato più presente rispetto alle europee del 2004. Inoltre il fatto che adesso il Presidente del Parlamento europeo sia Jerzy Buzek può essere di fondamentale importanza per la Polonia stessa e per il dibattito europeo all’interno dei confini nazionali. Tra i punti cardine delle priorità che Buzek ha presentato vi sono il rafforzamento della Strategia di Lisbona, per rispondere alle sfide economiche che opprimono l’Europa, il rafforzamento della cooperazione nel campo della Partnership con l’Est e il Mar Baltico, con un riguardo particolare all’immigrazione clandestina, agli accordi internazionali con i Paesi terzi, e su questioni in materia di sicurezza energetica e protezione dell’ambiente. La sua nomina e la sua elezione sono davvero importanti non solo per l’Ue, in quanto primo Presidente dell’area post-comunista - e come tale con uno sguardo, più consapevole, rivolto ai ‘nuovi’ Paesi membri e ai Paesi terzi - ma anche per la Polonia stessa, dato che Jerzy Buzek è stato il Primo
15 CBOS (2009) BS/63/2009 Komunikat z bada, Zainteresowanie wyborami do Parlamentu Europejskiego, Gennaio, Varsavia. 16 A. Szczerbiak (2009) ‘The European Parliament Election in Poland 7 June 2009’, European Parliament Election Briefing No. 36, EPERN, Falmer, Brighton, University of Sussex, <http://www.sussex.ac.uk/sei/documents/no_36_epernep2009poland.pdf>.
Ministro (1997-2001) meno sostenuto e, alla fine più opposto, dall’opinione pubblica, mentre, al contrario, ha una forte valenza europea. Infine, in ambedue i casi, a livello nazionale, queste elezioni hanno riaffermato la situazione politica interna, dove i due partiti maggiori, il Partito Democratico Civico e il Partito Social Democratico nella Repubblica ceca, e Piattaforma Civica e Diritto e Giustizia, in Polonia si sono confermati come i due poli principali. In modo simile, il terzo partito si è confermato tale, anche se ha ogni volta ambizioni maggiori, con il Partito Comunista di Boemia e Moravia nella Repubblica Ceca e con l’Alleanza della Sinistra Democratica in Polonia. I piccoli si spartiscono le briciole. Le prossime elezioni in ambedue i Paesi possono definitivamente confermare o ribaltare queste conclusioni, data la bassa affluenza e la volatilità di questi Paesi, indicando se questi si muovono verso una stabilità istituzionale o sono ancora suscettibili a cambiamenti nel loro ancora giovane sistema partitico.
“Randomized Phase IIb Trial of Atorvastatin, Raftilose®Synergy1, and Sulindac among Patients at Increased Risk for Sporadic Colorectal Neoplasia” Procedure: Phone contact Purpose : Recruitment for study and to facilitate scheduling the clinically indicated colonoscopy and the study chromoendoscopy Identification of patients: Potential patients’ names will be obtained from the
NATUURLIJKE WINTERTIPS Mariëlle de Vries – Behrens is gediplomeerd veterinair natuurgeneeskundige en houdt zich in haar eigen praktijk voornamelijk bezig met paarden. Door haar ruime ervaring met paarden en de natuurgeneeskunde weet zij voor praktisch elk probleem een natuurlijke oplossing. Op haar website www.hipposeternity.nl kunt u meer informatie vinden en eventueel een consult aa